La depressione e l’importanza di chi ti é accanto

Pubblicato da Centro Pathos il

Se ci venisse concessa, durante il corso della nostra esistenza, la facoltà di scegliere se vivere con gioia e spensieratezza piuttosto che con ansie e paure, credo che la partita non sarebbe neppure da giocare, no? Nessuno di noi sceglie di convivere con una malattia, né sceglie i sintomi che debba sperimentare di una data sindrome. Eppure quante volte si rimane di stucco nel saper che qualcuno che conosciamo o che potremmo anche non aver mai incontrato, debba per delle ragioni far i conti con un disagio, fisico o psichico che sia? Non è che forse la causa del nostro stupore risiede in una mancata trasmissione di valori che ci educhino nel corso della nostra crescita, a valutare la diversità, in ogni sua forma ed accezione, come la norma?
Nel nostro paese, a tal proposito, da alcuni giorni a questa parte non si è parlato altro che di un evento che, nella sua complessità e profonda tensione, pare abbia scosso le coscienze di molti. Ci riferiamo a quanto accaduto all’interno del Reality show “Grande Fratello Vip“, che ha visto come protagonista della vicenda un uomo, Marco, che con un grande sorriso ha compiuto il suo ingresso nella casa, con l’intento di portare a termine una personale missione, la sua: “abbattere i mostri che avevano esercitato sinora, una negativa influenza su di lui”.

Quali mostri? Quale influenza negativa? Tanti oggi, tramite la vicenda di Marco, parlano di depressione, come quest’ultimo ha poi dichiarato come sofferenza.

Ma cosa è la depressione?

Molto spesso quando si usa questo termine si ha l’immagine di una persona triste, che non vuole alzarsi, facilmente riconoscibile in mezzo ad una società dove regna la ricerca della perfezione, dove bisogna mostrare solo la parte bella di sé, i sorrisi nei selfie, le vacanze… eppure non è sempre così facile, talvolta tutto questo è solo una maschera.

Quante volte hai finto di essere felice? Quante volte hai detto che sei stanco quando sei triste? Quante volte hai detto va bene quando non andava bene?
Immagina chi, come Marco, sta facendo tutto il possibile per nascondere la sua sofferenza.

Le persone che soffrono di depressione si percepiscono come inadeguate e senza valore, considerano l’ambiente circostante come “ostile” e non supportivo e il futuro appare incerto e pieno di difficoltà.
Sentirsi depressi significa vedere il mondo come se si indossassero degli occhiali con lenti scure e queste lenti ti portano a vedere tutto grigio, opaco e difficile da affrontare, se non sei aiutato, anche compiere le normali attività quotidiane come alzarsi dal letto, lavarsi, telefonare ad un amico, fare la spesa sarà difficile.

Cosa appredere da questa esperienza? Stare attenti a chi è accanto a noi osservando e ascoltando i silenzi, le parole dette e non dette. Non rimaniamo nel superficiale, nella maschera da indossare. Se soffri dillo, non temere e se vedi qualcuno estremamente felice e inappropriato con sbalzi d’umore o con toni depressivi, ti prego non sorvolare. Non abbandonare, ma dai la tua mano, ha bisogno di quella per non cadere nel baratro del buio totale.

Invece di dire “poverin*”, avvicinati e chiedi “come stai?”
Invece di dire “sei patetico, pazzo, malato”, prova a dire “va tutto bene? Se hai bisogno ci sono”.
Invece di dire “non facciamo psicoanalisi a gratis” prova a dire “ti ascolto, sono qui e vediamo cosa fare”.
Invece di dire “meriti di essere bullizzato” prova a dire “cosa posso fare per te?”

E se una persona vuole raccontarti la sua storia non dire mai “stai zitto”! 

Da parte nostra del Centro Pathos un abbraccio a Marco Bellavia e a tutti coloro che vivono il suo stesso stato.

Noi ci siamo. Scriveteci, contattaci. Non siete soli.




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