Vitamina K: non solo un potente coagulante – parte 2
Ci eravamo lasciati la scorsa settimana con un quesito: a cosa serve la vitamina K? Da un punto di vista funzionale, è conosciuta soprattutto come promotore del corretto meccanismo della coagulazione, mentre gli effetti di questa molecola sul metabolismo osseo sono meno conosciuti. Negli ultimi anni sono numerosi gli studi che hanno indagato l’azione protettiva di tale composto sulla salute dell’impalcatura scheletrica. È stato infatti dimostrato che innesca la regolare funzionalità dell’osteocalcina, proteina sintetizzata dagli osteoblasti (le cellule deputate alla sintesi della matrice ossea) sotto lo stimolo della vitamina D. L’osteocalcina nella sua forma attiva è in grado di legare gli ioni calcio, determinandone la deposizione nelle ossa. In tal modo viene sostenuto il processo di mineralizzazione, favorendo un incremento di forza e resistenza del tessuto scheletrico. Sulla base di queste premesse è possibile affermare che la vitamina K svolge indirettamente un ruolo protettivo nei confronti del diabete di tipo 2. L’osteocalcina è infatti coinvolta nel controllo dell’espressione genica degli adipociti e delle cellule pancreatiche (responsabili della produzione di insulina, ormone che regola i valori di glicemia), quindi intervenendo sia sul metabolismo lipidico che glucidico. Inoltre, la vitamina K svolge un ruolo di primaria importanza per la salute cardiovascolare. Recenti studi hanno dimostrato come soggetti che seguono una dieta ricca di questo micronutriente presentavano un minor rischio di formazione di placche ateromasiche e una minor predisposizione allo sviluppo di calcificazioni a livello delle arterie.
Infine, un adeguato apporto di vitamina K nell’intero corso della vita può contribuire alla produzione di molecole implicate nello sviluppo e nel mantenimento della plasticità delle cellule neuronali, così da garantire il regolare funzionamento dei processi cognitivi, o comunque tardare l’insorgenza di malattie neurodegenerative.
Sebbene questo prezioso nutriente presenti innumerevoli proprietà vantaggiose per l’organismo, in alcuni casi è bene limitarne l’apporto, in quanto è in grado di interferire con l’azione di alcuni farmaci anti-coagulanti (come il Warfarin). Tali medicinali vengono prescritti per il trattamento di patologie su base trombofilica, poiché agiscono bloccando il ricircolo della vitamina e diminuiscono di conseguenza la capacità di coagulare il sangue, che risulta più fluido. In questi casi tra i prodotti vegetali si consiglia di evitare soprattutto la verza, il fegato ed il prezzemolo, mentre andrebbe limitato il consumo di spinaci, radicchio, crucifere, lattuga, asparagi, piselli, lenticchie e cereali integrali.
Centro Pathos ringrazia la Dott.ssa Martina Alleri per la stesura dell’articolo.
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