L’importanza di essere consolati.

Pubblicato da Centro Pathos il

Quante volte ti è successo di vivere una brutta giornata e di avere avuto bisogno di un lungo abbraccio, di una parola di conforto? Quante volte invece ti è successo di non essere tu ad averne bisogno, ma qualcuno vicino a te?

Tutti noi viviamo e abbiamo vissuto momenti in cui siamo stati toccati dal dolore e abbiamo sentiamo di dover fare qualcosa. La vita infatti è fatta di momenti di gioia e di felicità, ma essere esposti alle sue prove, a volte dolorose, a volte difficili,ci porta ad affrontare altrettanti momenti di difficoltà. Si tratta di piccole scosse che provocano, almeno transitoriamente, un senso di irreparabilità, di solitudine. È proprio in questi momenti che abbiamo bisogno dell’altro. Abbiamo bisogno di quella che per l’uomo è una costante della sua esistenza, un bisogno universale radicato nel nostro funzionamento cerebrale: essere consolati.

Consolare significa alleviare un dolore quando non è possibile cambiare in quel dato momento la realtà. Non intende risolvere, non propone soluzioni: vuole solo mostrare all’altro l’impossibilità di cambiare le cause dello sconforto cercando di farlo star meglio.

Nella pratica psicologica, la consolazione si appoggia su quattro A:

  • Affetto: un abbraccio, una carezza, dolci parole;
  • Attenzione: ciò che consola tende sempre a distrarci temporaneamente dalla sofferenza;
  • Azione: nella consolazione c’è sempre un invito a rimettersi lentamente in movimento;
  • Accettazione: non è rassegnazione né rinuncia, ma riconoscimento della avversità e spinta a reagire.

Questa nostra attitudine è stata molto studiata negli studi dell’empatia tra i giovani: di fronte ad altri bambini che piangono, anche se sconosciuti, i più piccoli si sforzano di consolarli per esempio porgendo dei giochi. È stata anche studiata dalle neuroscienze! Uno studio ha mostrato che nelle coppie, quando uno dei due partner soffre in maniera moderata, il fatto di poter tenere la mano dell’altro attenua la sofferenza. Nei bambini, la presenza di un migliore amico/amica nel raccontare episodi spiacevoli, rappresenta un conforto notevole, che abbassa i livelli dell’ormone dello stress e aumenta l’autostima.

In genere la sofferenza tende a “installarsi” al centro del nostro funzionamento mentale e a distoglierci dal resto. Se soffriamo, tutto il resto tende a esserci indifferente: il bel tempo, gli amici, la vita in generale. Ci allontana dagli altri, ma anche da noi stessi, privandoci di trovar pace nella stretta di in un abbraccio.

Cosa facciamo in questi casi?

A volte per consolare/consolarci, raccontiamo storie: storie a proposito delle avversità che ci colpiscono, che parlano di significati e di destino. Quando facciamo riferimento al destino, tutto accade per una ragione. Non c’è alcun motivo di colpevolizzarci perché gli eventi non dipendono dai nostri sforzi. Invece per la ricerca di significato, ci raccontiamo una storia quasi opposta: certi fatti dipendono da me, e dai miei comportamenti: “è andata così”. Eppure non fa riferimento al passato. L’arrivo degli eventi spiacevoli sono sì un avvertimento di qualcosa andato storto, ma anche un invito per il futuro: c’è ancora tempo. Ciò riduce l’intensità delle emozioni dolorose e ci incoraggia a reagire alle avversità, qualora sia possibile.

La consolazione è dunque l’introduzione di un po’ di dolcezza e gentilezza nella mente di una persona in difficoltà. Non è detto che lo sconforto svanisca subito tutto d’un tratto, ma piano piano, carezza dopo carezza, il paesaggio mentale si schiarirà.

Non esiste un unico modo di consolare, o di consolarsi, ma tante strade: la presenza di un familiare, il contatto con la natura, l’impegno in una attività che ci coinvolge. Anche la fede religiosa ha un importante ruolo consolatorio rispetto alle desolazioni della vita.

I benefici di destino, significato, fede, provengono dal fatto che “calmano” le nostre aree del cervello che tendenzialmente di fronte all’incertezza e all’imprevisto, attivano risposte tipiche dello stress.

Qual è allora il modo giusto per consolare qualcuno che sta attraversando un momento difficile? Bisogna essere gentili, tendere la mano senza imporci e senza dovere trovare a tutti i costi una soluzione. Ascoltare l’altro e aiutarlo a comprendere ciò che gli è successo esprimendo il nostro sostegno senza sperare di ottenere un immediato alleggerimento della sofferenza. Ricordare che ci saremo per offrire il nostro sostegno al meglio delle nostre possibilità. .

E tu, di cosa hai bisogno quando ti senti triste?

 

Centro Pathos ringrazia Sara per la collaborazione.


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