La misera e la misericordia

Pubblicato da Salvatore Carramusa il

La quinta domenica di quaresima si presenta con un carattere particolare per l’intensità con cui si fa sentire la voce del Giusto circondato dai suoi persecutori. E’ un anticipo di ciò che sarà la passione.

La trama è semplicissima: Gesù, dopo aver trascorso una notte al monte degli Ulivi, al monte dell’olio, al monte dell’unzione, il monte che spiega benissimo il nome Cristo che significa “unzione” -Egli infatti ci ha unti con l’olio per fare di noi dei lottatori contro il diavolo- all’alba era di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, seduto, insegnava ad essi (Gv 8,1-2).

Scribi e farisei, allora, decidono di mettere alla prova la mansuetudine del Signore sottoponendo al suo giudizio una donna e il suo peccato pubblicamente constatato per avere motivo di che accusarlo. Ma accusarlo di cosa? Forse che avevano sorpreso anche Lui in qualche delitto, oppure quella donna aveva avuto a che fare con Lui? Ovviamente niente di tutto questo. Il popolo aveva ammirato la straordinaria mansuetudine del Signore, soprattutto quando non reagiva ai suoi nemici, e quando parlava trionfava la verità. Ma, siccome scribi e farisei, per invidia e rabbia, non riuscivano a perdonargli né la verità né la mansuetudine mettono dunque in scena uno scandalo per giudicarlo sulla giustizia.

Che cosa fecero? Siccome la legge ordinava che gli adulteri fossero lapidati, e ovviamente la legge non poteva ordinare una cosa ingiusta, chiunque sostenesse una cosa diversa da ciò che diceva la legge ordinava, si doveva considerare ingiusto. Si dissero, dunque: se Egli si è considerato amico della verità e passa per mansueto; dobbiamo creare uno scandalo sulla giustizia ; presentiamogli dunque una donna sorpresa in adulterio e, se Egli deciderà che venga lapidata non darà prova di mansuetudine mentre se deciderà che venga rilasciata non salverà la giustizia e si metterà contro la Legge. Ma il Signore non cade nella loro trappola, infatti cosa risponde?

Chi di voi è senza peccato scagli per primo una pietra contro di lei (Gv 8, 7)

Gesù, con questa risposta, porta gli accusatori a riflettere su se stessi. Essi stavano fuori intenti a calunniare gli altri, invece di scrutare profondamente se stessi. Quante volte è capitato anche a noi di cadere in questo gioco, di giudicare gli altri senza scrutare prima noi stessi? Ciascuno di noi, rivolgendo in sé lo sguardo, si scopre infatti peccatore. Quindi il Signore, in altre parole, dice a scribi e farisei che se non lasceranno la donna saranno condannati insieme a lei perché anche loro peccatori. Per questo motivo essi, colpiti dalla voce della Giustizia, guardandosi e trovandosi colpevoli, uno dopo l’altro, si ritirarono (Gv 8, 9). Rimangono, quindi, soltanto loro due: la misera e la misericordia. 

Allora Gesù si alzò e le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannato?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8, 10).

Neppure Gesù la condanna, l’unico che in realtà poteva perché senza peccato. Anzi la guarda col Suo amore misericordioso e la invita ad accogliere il Suo perdono invitandola però a non cadere più nel peccato commesso:

Va’ e non peccare più (Gv 8, 11)

Il Signore, quindi, condanna il peccato, ma non l’uomo. Il Signore condanna i nostri sbagli ma non la nostra persona. Ciò non significa che possiamo sbagliare quanto vogliamo “tanto il Signore poi ci perdona”. No, Egli è si misericordioso ma anche giusto e come dirà Sant’Agostino dobbiamo ricordare che non siamo padroni del nostro tempo pertanto non possiamo rimandare ancora al domani il nostro pentimento:

Il Signore ti da’ il tempo di correggerti; ma tu fai affidamento su questa dilazione, senza impegnarti a correggerti. Ieri sei stato cattivo? oggi sii buono. Anche oggi sei caduto nel male? almeno domani cambia. Tu invece rimandi sempre e ti riprometti moltissimo dalla misericordia di Dio, come se colui che ti ha promesso il perdono in cambio del pentimento, ti avesse anche promesso una vita molto lunga. (Da un’omelia di Sant’Agostino)

Oggi è il tempo di chiedere perdono al Signore per i nostri peccati. E’ oggi il tempo in cui la nostra miseria deve incontrare il misericordioso.

 


0 commenti

Rispondi