Il Conflitto: proviamo a gestirlo al meglio

Pubblicato da Centro Pathos il

Quando parliamo di conflitto, ci riferiamo, generalmente, ad una situazione in cui percepiamo che i nostri interessi sono in contrasto o vengono ostacolati in qualche modo da quelli di un’altra persona.

Non sempre questa percezione è lo specchio della realtà, molte volte ci basiamo su malintesi e comunicazioni sbagliate: questo contribuisce a creare situazioni complesse e difficili da risolvere, in cui si fatica a riconoscere le vere ragioni alla base del disaccordo ed è dunque più difficile instaurare un dialogo utile.

 

Un gruppo di persone cieche si avvicina ad un elefante. La prima persona inciampa nella sua gamba e esclama: “un elefante è come un tronco d’albero, è grosso, tondo e ruvido”. La seconda sbatte contro lo stomaco e dice: “assolutamente non è come un albero! Un elefante è come un muro: alto, solido, e ampio”. Il terzo va addosso alla proboscide ed esclama: “l’elefante è come un serpente, lungo e flessibile”. La quarta persona trova la coda e risponde: “no, l’elefante è come una corda con una spazzola metallica in fondo!”. La quinta persona cieca si imbatte nelle orecchie e dichiara: “l’elefante assomiglia a una foglia di albero di banana”.

 

La parabola dell’elefante ci aiuta a capire che, per comprendere meglio le circostanze del conflitto, è utile avere un quadro generale e provare a vedere la situazione dal punto di vista dell’altro. Nessuno ha completamente torto e nessuno ha completamente ragione.

 

Ma come possiamo gestire il conflitto in modo funzionale?

La tecnica del problem solving ci incoraggia ad analizzare le cause del disaccordo insieme all’altra persona, a suggerire più opzioni di risoluzione (utilizzando il pensiero creativo) per poi giungere insieme a quella più vantaggiosa per entrambi. Il conflitto deve tramutarsi da affettivo (generato dal rancore che proviamo verso l’altro) a cognitivo (basato su questioni concrete).

La tecnica dell’ascolto attivo ci permette di comprendere meglio il disagio della controparte:

  • Ascoltiamo l’altro senza interrompere;
  • Comunichiamo, sia con il corpo che con le parole, che stiamo ascoltando e cercando di capire;
  • Chiediamo approfondimenti;
  • Ripetiamo quello che ci è stato detto con parole nostre, affinché l’altra persona capisca che abbiamo compreso il messaggio che vuole trasmetterci.

 

Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, il conflitto porta con sé una serie di benefici da non sottovalutare, come la possibilità di utilizzarlo per manifestare un problema o il fatto di ricercare soluzioni alternative inizialmente non considerate. Inoltre, nel caso in cui l’esito della controversia sia positivo, la fiducia che riponiamo nella nostra capacità di gestire gli eventi che la vita ci propone (autoefficacia) ne trae beneficio.

 

Impariamo dunque ad ascoltare ed ascoltarci, per vedere le cose da punti di vista nuovi che, probabilmente, ci metteranno di fronte a soluzioni inattese.

 

Centro Pathos ringrazia la collaboratrice Noemi per la stesura dell’articolo.


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