Viola come il mare: cos’è la sinestesia?
Venerdì 4 novembre è andato in onda l’ultimo episodio della serie tv Viola come il mare, che vede protagonisti Francesca Chillemi e Can Yaman, rispettivamente nei panni della giornalista Viola e dell’ispettore Francesco. I due insieme faranno squadra per portare a termine con successo le indagini, sfruttando una particolare dote della protagonista: percepire le emozioni altrui come fossero colori.
Ma di cosa si tratta?
Il dono di Viola ha un nome ed è più diffuso di quanto si pensi: si chiama Sinestesia.
La sinestesia è un fenomeno percettivo che fa sì che un certo stimolo sensoriale, ad esempio visivo, vada a stimolare anche un’altra via sensoriale, ad esempio quella uditiva. Può inoltre accadere che a queste percezioni insolite si associno anche delle emozioni che la persona trova realmente tangibili, come nel caso di Viola che vede delle nubi di colore attorno agli altri a seconda dell’emozione che essi esprimono.
Esistono vari tipi di sinestesia: è possibile associare un colore a una lettera seppur nera, un certo oggetto ad un suono, una parola ad un gusto, un suono ad un odore e così via…fino ad arrivare al già citato caso delle emozioni associate ai colori.
Sembra sia un fenomeno dovuto a una diversa connessione e/o attivazione delle aree cerebrali e può accompagnarci sin dalla nascita, nel caso della sinestesia evolutiva, oppure insorgere a seguito di danni neurologi o all’assunzione di sostanze stupefacenti, nel caso della sinestesia acquisita.
Questa condizione ha spesso una componente genetica, dunque è frequente che un sinesteta (ossia una persona capace di sperimentare la sinestesia) abbia un familiare che lo è a sua volta.
Non è un caso che essa sia tipicamente presente nei disturbi dello spettro autistico, una condizione anch’essa con una base fortemente genetica.
Ma attenzione: ritroviamo tracce di sinestesia nella vita di tantissimi artisti. Due casi eccezionali sono quelli di Van Gogh e Kandinskij, capaci di “vedere” i colori della musica e delle emozioni.
Si dice che Van Gogh sia stato preso per folle dalla sua insegnante di pianoforte a causa della sua convinzione di vedere i “colori delle note”. Eppure, proprio da questo trae origine il giallo dei suoi splendidi girasoli, colore che lui associava alla gioia.
E se proprio nell’apparente follia si nascondesse il genio? Se da una condizione di origine neuropsicologica potesse maturare il talento artistico?
Come Viola e come i celebri pittori, anche noi possiamo imparare ad incanalare una caratteristica scomoda nella nostra vita e cercare di trarne il meglio, rendendola il nostro talento unico.
A te capita mai di vedere il colore delle tue emozioni?
Centro Pathos ringrazia la collaboratrice Maria per la stesura di questo articolo.
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